sabato 29 dicembre 2012

La nostra storia: una scatola non è solo una scatola


Per il design, la configurazione, il contributo di idee, la straordinaria consulenza tecnica e tecnologica, gli operosi consigli e la dolce amicizia, splendido mix che ha consentito la nascita di questo blog dobbiamo ringraziare, e non lo faremo mai abbastanza, la persona di Giacomo Aula, che tutti conoscono nella veste di finissimo interprete delle magie musicali afroamericane, forse non in quella di sagace e versatile ingegnere informatico: tanto che non sapremmo deciderci su quale delle “tastiere” lui risulta essere più bravo e virtuoso ….

Dentro il Luogo, il blog che ha accompagnato per un lungo tratto di strada progetti come la Commissione Scuola-Famiglia e lo Sportello di Ascolto presso il Primo Circolo di Sarno,  ha provato a vincere una scommessa, quella più ardua oggi in tempi così magri e asfittici: la scommessa educativa che, per il mandato implicito nel suo nome stesso, prova a cambiare le cose, vivisezionando la realtà attraverso l’uso di un pensiero critico e vigile.
Il tema dell’educazione, per quanto ne resta negli anfratti dei discorsi e nei comportamenti degli attori sociali, è un test del modo in cui un complesso dinamico e interattivo come la società pensa il suo futuro e nel pensarlo, decide del suo presente.
Nel penultimo post, quello dedicato al Tempo ( http://primosarno.blogspot.it/)
ci si rifaceva alla regola aurea che nella vita “c’è un tempo per ogni cosa”  : quello che a noi suggerisce  questa sorta di  mantra è che ormai è tempo di dirottare le nostre energie verso campi che possono prometterci semine più comode e raccolti ragionevolmente più fruttuosi di quelli trovati sul nostro percorso fino ad ora.
Parafrasando un vecchio e fortunato libro statunitense che si occupava del tempo moderno e di come le tecnologie recenti avessero irrimediabilmente mutato la percezione e il nostro pensare oggetti sociali come la famiglia, l’infanzia e l’autorità, potremmo rifare il nome del blog transitando verso una sua formulazione che ne conserva le radici e l’ispirazione primigenie e in più ne traccia il suo superamento aprendosi a linguaggi e discipline che  “spiegano” la realtà in cui viviamo.
Oltre il senso del luogo – questo era il titolo del libro – ma a noi serve per misurare l’intreccio tra vecchio e nuovo (tema quanto mai effervescente proprio in queste ore nel dibattito politico), il locale e il globale, la disputa tra  tradizione e innovazione, tra democrazie classiche o sovranazionali o di rete, tra un’idea di cultura vecchio stile e quanto va sotto il nome di cultura convergente. Tutto ciò può diventare lo spazio in cui insinuare la nostra riflessione, riducendo la distanza che separa quella parte del web e dei social network dedite al facile e un po’ cialtrone  mainstream da quella che stimola, provoca, incalza, aggrega non superficialmente, suscita confronto e prese di posizioni.
Da qui si ricomincia, per nuove battaglie, salvando il bambino dall’acqua sporca, ma pensando anche al bambino di domani…





giovedì 27 dicembre 2012

I nostri auguri natalizi: la rivincita è una scatola rossa...




"Se tutti dovessero fare quello che sanno", ha sentenziato un po’ di tempo
fa il geniale Petrolini, "nulla o quasi verrebbe fatto su questa terra".

Anche un altro, troppo rinomato per essere citato proprio mentre se ne
celebra il rituale della nascita, credeva che bisognasse perdonare coloro
che non sanno quel che fanno.

Sta tutta qui la sfida del monito “ama il prossimo tuo”, nel senso che
dovremmo provare a farlo nonostante tutto : nonostante le nostre imperfezioni,
le nostre paure, i limiti congeniti ad ognuno, le idiosincrasie e le difficoltà
che ogni relazione comporta.

Un po’ tutti, prima di accingerci a compiere qualcosa, temiamo di non
sapere fare questo o quello, di essere inadatti, inferiori alle aspettative,
persino incapaci e per queste ragioni paventiamo un fragoroso fallimento.
Ma di fatto non è così: dentro di noi siamo certi,  anche se le circostanze
della vita provano ogni volta a smentirci, che la nostra anima è grande e
mirabile, degna di compassione, potenzialmente aperta ad ogni miracolo
che nella forma e nella sostanza si apre agli altri come dono.
 
Perciò se dovessimo, adottare il paradigma sacro e solenne della croce
nella vita di ogni giorno, sarebbe di certo più facile, come suggeriva una
bambina alle festa della scuola di sabato sera,  immaginare e fare che Natale
accada tutti i giorni.

E cioè essere genericamente più buoni e indulgenti, e in maniera più
filosofica e supponente, più generosi, più misericordiosi, avvezzi alla
tolleranza, solleciti alla collaborazione, e culturalmente disponibili all’ascolto
dell’altro.

In fondo, il nostro modo di vivere è ancora pienamente ancorato a una
visione molto romantica della vita e dell’individuo:valori come autenticità,
sincerità, amore del prossimo, sacrificio, convivialità sono ancora ben
impressi nella mente e nel cuore.

Ed è proprio grazie a un patrimonio culturale così e davanti alle pietanze
di questi giorni, esempio profumato e appetitoso di una tradizione che si
rinnova ogni volta, che si possono dimenticare le sofferenze della vita,
se non ci toccano troppo da vicino.
Il primo dono di una comunità è quello di se stesso, così com’è, magari
perfettibile, ma accettato integralmente nei suoi pregi e anche nella sua
eterna vocazione all’errore.

Questo Natale è ancora di più un Natale di profezia: il nostro augurio è
che al di là dell’allineamento dei pianeti, siano i nostri occhi allineati nel
guardare al futuro come un posto dove voler abitare il più comodamente
possibile, ma, in fondo, per vivere meglio in questo presente.